Artàporter ha avuto il piacere di intervistare l’artista per approfondire il suo percorso e la sua visione dell’arte.
Cosa rappresenta l’arte per te?
L’arte è l’essenza della mia espressione. Uno spazio di silenzio e verità, dove posso esprimermi senza compromessi. È un gesto interiore che nasce dall’ascolto profondo e diventa visione, segno, respiro.
Come e quando ti sei avvicinata all’arte?
Fin da bambina ho percepito il mondo in modo sensibile, attraverso forme, colori e atmosfere. Ho scelto di studiare arte all’università per dare corpo a quel sentimento. Da allora, dipingere è diventato un modo di essere nel mondo.
Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?
L’attimo prima del gesto. Il foglio bianco, la tensione tra acqua e colore, l’emozione che affiora e chiede di essere ascoltata. La natura – soprattutto quella sospesa e silenziosa – è sempre una guida, ma anche i vuoti interiori, le pause, sono per me fonte di creazione.
I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
Sono stata profondamente influenzata dalla pittura orientale, in particolare giapponese e cinese, per il suo legame con la semplicità e la forza del gesto. Un’altra grande influenza è venuta dal mio lavoro di tesi sull’arte dei tappeti Gabbeh e Glim: forme create senza un disegno prestabilito, dove il fare è libero, diretto, intuitivo. Questo approccio istintivo alla composizione ha segnato profondamente il mio modo di dipingere.
Quali emozioni speri di suscitare negli osservatori delle tue opere?
Vorrei che le mie opere offrissero un momento di silenzio, uno spazio dove sentire. Un’emozione sottile, come una sospensione. Forse una nostalgia luminosa, o una tenerezza verso ciò che non si può afferrare.
C’è un messaggio particolare che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Più che comunicare, cerco di creare una soglia. Un’apertura verso il non detto. Le mie opere sono inviti a rallentare, ad accogliere la bellezza effimera, a entrare in uno spazio dove tutto può trasformarsi senza essere definito.
Qual è il ruolo dell’imperfezione nella tua arte?
L’imperfezione è verità. Lavorando con l’acqua e il colore, nulla è completamente sotto controllo. Lascio che accada ciò che deve accadere. L’imperfezione, per me, è la parte viva, vulnerabile e quindi autentica del dipinto.