Arteaporte
  • SOGLIA 2

    356,00 
    Arianna Delfino   Tecnica: Arte digitale Anno: 2022 Dimensione: 50 cm x 30 cm Descrizione: L’opera digitale in movimento, ispirata a una foto realizzata in digitale — che mostra il volto dell’artista intrappolato in una pellicola trasparente — è una riflessione visiva sull’identità compressa, sul corpo contenuto e sulla condizione psicologica vissuta durante la pandemia. Realizzata in quel periodo di isolamento collettivo, ma comunque ancora attuale, la fotografia si carica di significati profondi e universali, trasformando l’autoritratto in un atto politico ed esistenziale. Il volto non è qui un semplice elemento riconoscibile: è distorto, soffocato, vulnerabile, e proprio per questo intensamente umano. La pellicola trasparente agisce come metafora visiva di un limite imposto, una barriera sottile ma opprimente, tra l’interno e l’esterno, tra il respiro e il silenzio, tra l’io e il mondo. Rendere visibile l’invisibile, in questo caso l’angoscia, il senso di prigionia, ma anche il desiderio di liberazione. La fotografia, in movimento è un processo, un tentativo di uscita, un corpo che cerca spazio, che lotta per riemergere. In questo, l’opera esprime una narrazione forte, intima ma collettiva, personale ma universale. La pellicola trasparente, apparentemente neutra, diventa un simbolo pesante e concreto, capace di trasformare l’autoritratto in un’azione. È un ritratto vulnerabile e potente, che affronta il tema dell’identità in un momento di crisi globale. È il volto dell’essere umano che resiste, anche quando non può respirare liberamente.
  • SOGLIA

    356,00 
    Arianna Delfino   Tecnica: Fotografia digitale Anno: 2022 Dimensione: 50 cm x 30 cm Descrizione: L’opera fotografica digitale in movimento— che mostra il volto dell’artista intrappolato in una pellicola trasparente — è una riflessione visiva sull’identità compressa, sul corpo contenuto e sulla condizione psicologica vissuta durante la pandemia. Realizzata in quel periodo di isolamento collettivo, ma comunque ancora attuale, la fotografia si carica di significati profondi e universali, trasformando l’autoritratto in un atto politico ed esistenziale. Il volto non è qui un semplice elemento riconoscibile: è distorto, soffocato, vulnerabile, e proprio per questo intensamente umano. La pellicola trasparente agisce come metafora visiva di un limite imposto, una barriera sottile ma opprimente, tra l’interno e l’esterno, tra il respiro e il silenzio, tra l’io e il mondo. Rendere visibile l’invisibile, in questo caso l’angoscia, il senso di prigionia, ma anche il desiderio di liberazione. La fotografia, in movimento è un processo, un tentativo di uscita, un corpo che cerca spazio, che lotta per riemergere. In questo, l’opera esprime una narrazione forte, intima ma collettiva, personale ma universale. La pellicola trasparente, apparentemente neutra, diventa un simbolo pesante e concreto, capace di trasformare l’autoritratto in un’azione. È un ritratto vulnerabile e potente, che affronta il tema dell’identità in un momento di crisi globale. È il volto dell’essere umano che resiste, anche quando non può respirare liberamente.
  • Pieghe di Sè

    356,00 
    Arianna Delfino   Tecnica: Tecnica Mista Anno: 2024 Dimensione: 50 cm x 30 cm Descrizione: L’opera presentata, tecnica mista su tela, 30×50, si configura come una riflessione profonda e stratificata sull’identità, il tempo e la percezione di sé. La scelta di una tela priva di telaio, con strati e arrotolature evidenti nella parte centrale, è un gesto estetico e concettuale: la materia non è fissa né contenuta, ma viva, mobile, segnata. Esattamente come la vita, fatta di sali e scendi, di evoluzioni e crisi, di aperture e ripiegamenti. Il supporto stesso diventa corpo, memoria, processo. Ai due estremi della composizione, si fronteggiano due ritratti dell’artista: una sé giovane e una sé anziana, in un dialogo intimo e temporale che va oltre la semplice rappresentazione. Qui il ritratto assume una valenza esistenziale, dove l’immagine non è solo identità, ma anche previsione, desiderio, paura, costruzione mentale. L’opera non solo ritrae un volto, ma racconta una storia. Attraverso il proprio doppio sguardo – retrospettivo e proiettivo – l’artista esplora il ritratto come specchio psichico, metafora della metamorfosi e strumento di esplorazione dell’identità. L’aspetto materico e volutamente imperfetto della tela rafforza questa narrazione: l’identità è un processo, non un’immagine fissa. L’opera interroga, mostra la vulnerabilità del tempo, la forza dell’immaginazione, la tenerezza della memoria e la potenza dell’auto-rappresentazione. L’uso della tecnica mista e dell’assemblaggio materico risponde al criterio di un linguaggio visivo forte e narrativamente denso, capace di rendere visibile l’invisibile: non solo due volti, ma l’intero arco di un’esistenza.
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